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Islanda 2014

Nel settembre del 2013, di ritorno dalla Croazia lungo la A14, per tenere alto il morale che alla fine di un viaggio è sempre sotto ai piedi, chiesi a Elisa dove avrebbe preferito trascorrere le ferie primaverili del 2014. Le proposi due mete: Marocco e Islanda, lei rispose senza pensarci un attimo: Islanda. Ok, deciso.
L'esperienza mi ha insegnato che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, nel nostro caso un oceano tra problemi lavorativi e familiari, quindi abbiamo iniziato a interessarci al viaggio, ma senza sperarci davvero. Poi più passava il tempo e più la cosa sembrava realizzabile, il prezzo dei biglietti aerei che monitoravo da tempo iniziava a salire, così a gennaio, a sette mesi dalla partenza, comprai due biglietti Milano-Keflavik. A quel punto bisognava trovare un mezzo, passai ore a cercare qualcosa che rispondesse alle nostre esigenze, cioè un 4x4 camperizzato che non costasse una follia. Alla fine lo trovai, un vecchio Land Rover Defender 110 HT di provenienza militare, il prezzo era alto, ma comunque il più basso che riuscii a trovare, così prenotai anche quello. Ora il sogno era più vicino.
Passano i mesi e finalmente arriva il giorno della partenza, è il 25/06, volo di appena 4 ore e atterraggio in una umidissima nottata islandese, al ritiro bagagli il mio borsone arriva per ultimo, con abbondante ritardo rispetto agli altri mentre già immaginavo di dover passare dieci giorni con le stesse mutande. Taxi poi via in ostello, economico e si vede.
L'indomani raggiungiamo con qualche difficoltà Reykjavik, e con qualche altra difficoltà troviamo il garage dell'autonoleggio. Appena arrivati vediamo un 110 sopra al ponte sollevatore, due meccanici che confabulano con aria perplessa e che gli girano intorno, spero che non sia il nostro e invece è proprio lui, ho un brutto presentimento ma sono straeccitato perché sta per iniziare veramente la nostra avventura in Islanda. Partiamo, anche se possiedo un Defender, ho bisogno di un po' di tempo per abituarmi a questo mezzo che ha praticamente i miei stessi anni, è molto più spartano del mio, scomodo, lento, rumoroso, un vero Land Rover.
Non abbiamo prenotazioni, orari o scadenze da rispettare, siamo liberi, decidiamo di fare il giro dell'isola in senso antiorario e ci dirigiamo verso il "circolo d'oro", un percorso circolare che comprende tre attrazioni: Gullfoss, Pingvellir e Geysir. Pingvellir è la nostra prima meta, qui si trova la faglia di Almannaja, l'unico punto al mondo in cui sono visibili la zolla europea e quella americana e che testimoniano il fenomeno della deriva dei continenti. Poi ci rimettiamo alla guida in direzione di Geysir, il più antico geyser conosciuto che ha dato il nome all'area. In passato eruttava colonne d'acqua alte fino a 60mt, ma è molto irregolare e non ho avuto la fortuna di vederlo. Ho visto però lo Strokkur, che è molto più generoso, erutta ogni 10 minuti e spruzza l'acqua ad una trentina di metri. La zona è molto bella e particolare, ci sono pozze d'acqua ribollenti, fumarole, c'è foschia e vapore, sembra di essere su un altro pianeta. Dopo qualche pessima foto ci spostiamo a Gullfoss, la prima di tantissime cascate che vedremo nei giorni seguenti. Gullfoss però tra tutte, è quella con la portata d'acqua maggiore, e vederla precipitare in quel canyon è davvero impressionante.
Bello il circolo d'oro ma non è quello che cerco dall'Islanda, luoghi troppo turistici, pullman pieni di persone che scattano foto a casaccio... no non ci siamo.
In cielo c'è ancora luce ma quando guardiamo gli orologi scopriamo che sono quasi le 23, così ci affrettiamo verso il Defender per raggiungere il campeggio. Saliamo, inserisco le chiavi nel cruscotto, giro, non parte. Panico. Riprovo, non parte. Batteria morta. Io ed Elisa ci guardiamo increduli, un po' ci aspettavamo che quel mezzo ci avrebbe riservato qualche brutta sorpresa ma non così presto, non il primo giorno. Ragioniamo sul da farsi, potrei provare a mettere in moto a spinta e vedere se facendo un po' di strada si ricarichi la batteria, ma comunque ammesso che fosse ripartito, sarei poi stato in ansia per tutta la vacanza. Inoltre eravamo ancora vicini a Reykjavik ed i "soccorsi" avrebbero fatto presto ad arrivare, così decidiamo di rimanere fermi dove siamo e passare lì la notte. Apriamo i sacchi a pelo, ci stendiamo dietro, non abbiamo mangiato niente per tutto il giorno, non abbiamo nulla da bere, analizziamo la giornata, il primo giorno di vacanza, ci guardiamo, ci facciamo una risata e ci addormentiamo.
Gli avevo anche dedicato la prima foto del viaggio...

La mattina seguente ci svegliamo belli carichi, abbiamo dormito benissimo, chiamiamo i ragazzi dell'autonoleggio, mi faccio sentire bello incazzato e mi assicurano che arriveranno al più presto. L'attesa è lunga, molto più del previsto, poi finalmente fa capolino un grosso pick-up con un carrello

attaccato, e sopra un 110 uguale al nostro. Scende un ragazzo, si presenta, è il proprietario dell'autonoleggio, il mio inglese è molto limitato e non capisco per quale motivo mi abbiano portato un mezzo sostitutivo invece di una batteria nuova ma va bene, basta che cammini.
Finalmente possiamo partire, abbiamo perso mezza giornata, il tempo è ancora pessimo ed il nuovo mezzo sembra peggiore del precedente tranne per il fatto che su questo riesco ad inserire la retromarcia. Piscia olio praticamente da ovunque, arriva a fatica a 90 km/h, le portiere non si chiudono, è quasi impossibile inserire la quarta... però quando lo spengo poi riparte, e questo mi basta.
Maciniamo parecchi km verso la costa sud dell'isola in direzione Selfoss, piano piano il cielo sembra aprirsi un pochino, si intravede un po' di azzurro tra le nuvole, la nebbia si dirada e la temperatura sale. Il paesaggio intorno a noi inizia ad assomigliare sempre di più a quello che tante volte ho visto in foto prima di partire... l'Islanda inizia a scoprirsi davanti ai nostri occhi.

Arriviamo a Sellfoss, finalmente un centro abitato dove poter fare spesa, siamo affamatissimi, entriamo nel primo supermercato che troviamo e compriamo di tutto, poi subito in macchina a mangiare. Il tempo migliora, abbiamo lo stomaco pieno e il morale sale. 

Proseguiamo sempre in senso antiorario lungo la Hringvegur in direzione Vik e inaspettatamente alla nostra sinistra scorgiamo una cascata. Ci avviciniamo e la riconosco subito perché è la stessa cascata raffigurata sulla copertina dell nostra cartina: Seljalandfoss. Non pensavo fossimo già arrivati lì.Parcheggiamo il 110 seguiti da tanti sguardi curiosi degli altri turisti presenti, per fortuna il fumo che esce dal tubo di scarico li tiene lontani. Seljalandfoss è meravigliosa, alta 60m, è unica in quanto c'è un sentiero che permette di vederla anche da dietro a patto che siate disposti a bagnarvi completamente. 

Dopo le foto ripartiamo, per un momento avevamo pensato di passare la notte lì ma dobbiamo recuperare il tempo perso la mattina. La giornata ha preso decisamente un altro binario, siamo felici, la vista di quella bellezza ci ha riempito il cuore ed i panini che continuiamo a preparare ci riempiono lo stomaco. Lungo la strada ci fermiamo in una piazzola attirati da un mezzo particolare proveniente dal nostro stesso garage, poi scopriamo di essere davanti al vulcano che nel 2010 con la sua eruzione oscurò il cielo islandese e causò la chiusura del traffico aereo di tutto il Nord Europa.

Percorriamo una cinquantina di km ed alla nostra sinistra spunta di nuovo una cascata, è Skogafoss. Alta 60m come la precedente, in passato era una scogliera a picco sul mare, che ora dista qualche km.

A lato della cascata scorgiamo una serie di scalini... sembrano tanti e infatti lo sono... 500, ma ne vale assolutamente la pena, dalla cima lo spettacolo è fantastico. C'è anche un sentiero che costeggia la cascata, ne percorriamo un tratto, è meraviglioso, magico, non c'è nessuno intorno e ne approfitto per aprire il treppiede e fare un autoscatto. 

Sono le 23 e nonostante ci sia ancora molta luce, decidiamo che è arrivato il momento di fermarci e piazziamo il 110 in posizione strategica proprio sotto la cascata. Sul prato ci sono parecchie tende, tanti escursionisti, è un bell'ambiente, apriamo sedie e tavolo, accendiamo il fornello, ci cuociamo un petto di pollo e brindiamo a quella meraviglia.

Il mattino seguente, dopo una rapidissima doccia, proprio mentre iniziavano ad arrivare i pullman di turisti, ripartiamo verso Vik. La strada è fantastica, rimaniamo estasiati da tutto quello che ci circonda e non riesco a non fermarmi continuamente a fare foto e mettere i piedi nudi sopra quell'erbetta verde così invitante.

Vik è una cittadina molto caratteristica, poche case affacciate sull'oceano, un'alta scogliera, una spiaggia di sabbia nerissima, una chiesetta bianca con il tetto rosso... tutto molto islandese.

Parcheggiamo e ci concediamo qualche minuto di passeggiata sulla spiaggia, dove raccogliamo un po' di sabbia nera che andrà a far compagnia a quella bianca di El Faouar e a quella di Ain Ouadette.

Ci rimettiamo in marcia, è una giornata molto gradevole, il cielo è azzurro e ci sono quasi 20°, intorno a noi iniziano a vedersi sterminati campi di fiori viola, che rivedremo molto spesso nei giorni seguenti.

Qualche decina di Km dopo Vik arriviamo all'incrocio con la f225... finalmente mettiamo le ruote fuori dall'asfalto e ci addentriamo nell'Islanda selvaggia che avevamo sognato. La f225 è una pista molto semplice intervallata da numerosi corsi d'acqua da guadare, lunga un centinaio di Km abbondanti, che porta al Landmannalaugar, una regione montuosa meta di escursionisti da tutto il mondo. Il paesaggio intorno a noi cambia rapidamente, dalle pianure alle montagne, da vallate verdeggianti a spoglie zone vulcaniche...

Poi arriva il momento del primo guado. Il fiume è parecchio largo e incute un certo timore, l'acqua sembra bassa ma gli occhi non arrivano così lontano da riuscire a capire quale sia la profondità al centro, così Elisa si sacrifica, si toglie le scarpe ed entra. Non c'è nulla da temere, (a parte la temperatura dell'acqua) il fiume è bassissimo. Da quel momento in poi i corsi d'acqua saranno tanti, ma tutti semplici da guadare.

Passato l'ultimo fiume, l'unico che ci dà qualche pensiero a causa di un cartello poco rassicurante prima dell'attraversamento, arriviamo ad una piana racchiusa da montagne di straordinaria bellezza. Siamo arrivati al Landmannalaugar. La pista è stata bellissima e molto divertente, mi è quasi dispiaciuto che sia finita, ma qui lo spettacolo è unico. C'è un campeggio con parecchie tende, tanti fuoristrada, una sorgente termale, ma soprattutto delle montagne di una bellezza indescrivibile, che riusciremo ad apprezzare al meglio solo la mattina dopo.

Esploriamo la zona a piedi e non sappiamo dove guardare per quanta bellezza ci circonda.

Inizia ad essere veramente tardi, scendiamo verso la macchina e ci andiamo a preparare un piatto di pasta che consumeremo nel Land, durante una romantica cenetta a lume di lanterna...

Il giorno seguente lasciamo il 110 parcheggiato e mettiamo in moto i piedi imboccando un sentiero che la sera prima non avevamo notato. Il sentiero ci offre in un primo momento una bella vista del campeggio e della sorgente d'acqua calda dall'alto, poi sale dolcemente attraversando fumarole e regalandoci una spettacolare vista di un secondo altopiano.

Più saliamo e più lo scenario diventa magnifico... le montagne multicolore del Landmannalaugar che tante volte avevamo visto in foto sono davanti ai nostri occhi... rimaniamo senza fiato...

Raccogliamo qualche pezzetto di Islanda da portare a casa

...da un lato verdi altopiani...

...e dall'altro lato immense distese di lava...

...sentieri semplici e sentieri molto meno semplici...

Il viaggio prosegue... siamo ancora a sud, dopo aver percorso la f225 al contrario, riprendiamo l'asfalto verso la laguna di Jokulsarlon. Lungo la strada però alla nostra sinistra iniziamo a scorgere qualcosa di bianco... e grande... apriamo la cartina e ci rendiamo conto che quello che vediamo è il Vatnajokull, il ghiacciaio più grande d'Europa (e la quarta calotta polare al mondo). Incredibile, siamo praticamente al livello del mare... anzi siamo proprio a pochi Km dal mare, e c'è un ghiacciaio... 
Ci fermiamo ad esplorare la zona, appena scesi sentiamo subito che la temperatura è cambiata rapidamente, e ad ogni passo che facciamo sembra precipitare verso il basso. C'è un sentiero che conduce ad una propaggine del ghiacciaio... andiamo.
Da lontano non sembra il massimo... ma ormai ci siamo incamminati e proseguiamo

Quando arriviamo alla fine del sentiero invece... l'ennesimo spettacolo che toglie il fiato... il ghiaccio, bianco, misto alla polvere vulcanica nerissima crea sfumature mai viste prima

Riprendiamo la Hringvegur, da qui in avanti costeggeremo il Vatnajokull per molti Km e la temperatura rimarrà sempre bassa.

Siamo ancora diretti a Jokulsarlon, ma la nostra attenzione viene di nuovo catturata da qualcos'altro. Incrociamo una stradina sterrata... c'è un cartello con scritto Breidarlon... non abbiamo idea di cosa sia ma la imbocchiamo senza pensarci un attimo. C'è sempre il grande ghiacciaio alla nostra sinistra, poi iniziamo a vedere un laghetto... e poi... gli iceberg! Siamo eccitati come due bambini, è un posto veramente magico che abbiamo scoperto per caso... siamo assolutamente soli, c'è un silenzio irreale interrotto soltanto dal rumore del ghiaccio che si stacca, il sole che tramonta, le montagne che si specchiano in acqua, emozioni che a parole non posso spiegare... Elisa si commuove davanti a quello scenario incredibile. Spero che le foto riescano a trasmettere almeno una minima parte di quello che abbiamo visto e sentito:

Ci rimettiamo a malincuore in marcia, anche se avevamo pensato di dormire qui... ma è troppo freddo e il 110 di notte spiffera che è un amore, e poi vorremmo arrivare a Jokulsarlon prima che il sole scompaia dietro le montagne. 
Dopo pochi Km eccoci arrivati. Non sto neanche a raccontarvi le emozioni perché anche questa volta sono indescrivibili. Jokulsarlon è un lago glaciale che comparve a metà degli anni trenta e che a causa dello scioglimento dei ghiacci continua a crescere anno dopo anno. E' molto più grande del precedente e va a sfociare direttamente in mare.
In un primo momento andiamo in spiaggia a vedere quei blocchi di ghiaccio che, attraversati dalla luce del tramonto, sembrano diamanti...

Poi ci spostiamo verso la laguna... c'è un gran baccano a causa dei gabbiani che pescano, i fotografi immortalano il tramonto e le foche nuotano tra gli iceberg.

E' molto tardi, anche oggi non abbiamo cenato, ma ci siamo fatti un'abbuffata di emozioni. Guidiamo verso Hofn dove passeremo la notte.

Nonostante il vento forte dormiamo come sassi, al risveglio una bella doccia calda al campeggio e poi di nuovo in marcia, l'idea è quella di arrivare al vulcano Askja entro sera e rimanere lì un paio di giorni. Visto che siamo ad Hofn approfittiamo per fare rifornimento di viveri e carburante, chissà quando incontreremo il prossimo centro abitato...
C'è tanta strada da fare, sarà una giornata di trasferimento costeggiando il lato orientale dell'isola, che non offre attrattive particolari.

L'asfalto sembra non finire mai, poi finalmente ecco l'inizio della pista f910 e le prime indicazioni per Askja. Il paesaggio è cambiato, ora crediamo davvero di essere su un altro pianeta, siamo in un'immensa pianura nera, intorno a noi lava e sabbia vulcanica, è il deserto di Ódáðahraun.

Passeggiamo sulle dune di sabbia nera... è un posto fantastico, anche se quell'atmosfera quasi minacciosa e l'assoluta assenza di altre persone ci fanno viaggiare con un po' di timore. Sembra che siamo proprio gli unici che stanno andando ad Askja...

La pista è lunga e molto affascinante, ed anche questa volta i fiumi da guadare non mancano. Li affrontiamo con una certa leggerezza vista l'esperienza maturata nei giorni precedenti, fino a quando ne incontriamo uno preceduto da un cartello di pericolo. Non è la prima volta che vedo uno di quei cartelli, e tutte le altre volte il pericolo in realtà non c'era ed abbiamo sempre superato l'ostacolo con disinvoltura. Decido di entrare in acqua senza accertarmi della profondità. A differenza degli altri fiumi, in cui all'ingresso e all'uscita del guado c'era un ampio spazio che permetteva di scegliere la corretta traiettoria, in questo lo spazio era poco e sono stato costretto ad affrontarlo quasi controcorrente. Appena entrato mi rendo conto che la corrente è più forte di quello che immaginavo, faccio un po' fatica a mantenere la traiettoria... ma soprattutto, l'acqua è alta, il 110 non ha lo snorkel ed ho paura che quel povero 12j si farà una gran bevuta. Avanzo a fatica, inizia ad entrare acqua nell'abitacolo, sono secondi interminabili... ma usciamo. E' stata una leggerezza che avrebbe potuto compromettere la vacanza, ma ci è andata bene. La pista prosegue e da lontano scorgiamo l'ennesimo fiume. Questo è veramente grosso e già mi si stringono le chiappe al pensiero di dover rimettere le ruote in acqua... ma avanziamo ancora e... c'è un ponte per fortuna. Al sollievo iniziale però segue una grande delusione quando ci accorgiamo che una sbarra chiusa ci impedisce di proseguire... abbiamo fatto tanta strada, abbiamo corso un pericolo, e sembra che non raggiungeremo la tanto desiderata meta. E adesso il problema è che quel pericolo lo dobbiamo affrontare di nuovo perché dobbiamo necessariamente fare dietro front. Quando raggiungiamo di nuovo quel fiume Elisa Ã¨ terrorizzata, cerco di rassicurarla ma in realtà ho più paura di lei... immersione... emersione... tutto bene anche stavolta. 
A questo punto puntiamo il muso del Land verso il lago Myvatn, che doveva essere la nostra meta successiva. Arriveremo dopo diverse ore, stanchi e provati dalla giornata intera di guida. Dormiamo in riva al lago, cullati dal vento.

L'indomani ci imponiamo di guidare il meno possibile, dedichiamo la giornata ad esplorare la zona del vulcano Krafla. L'area è molto interessante, ci sono due crateri con altrettanti laghi al loro interno. L'acqua è di un azzurrino chiaro, e intorno bocche fumanti e pozze ribollenti creano l'ennesimo paesaggio extraterrestre.

Poco distante troviamo un altro cratere, molto diverso dai precedenti. Qui è presente una grande quantità di zolfo, infatti i bordi sono giallastri, l'acqua è quasi bianca e in alcuni punti ribolle... sembra quasi che il vulcano stia per risvegliarsi. Bellissime le sfumature accentuate anche da una luce particolare che filtra dalle nuvole.

La sera ci dirigiamo al punto informazioni situato di fronte al lago Myvatn, non ho ancora rinunciato ad andare a vedere il vulcano Askja e voglio sapere se c'è un'altra pista aperta. Scambio due parole con un "caratteristico" signore islandese titolare di un piccolo tour operator che organizza spedizioni sul vulcano.

Chiedo se ci sono piste aperte e quali sono le condizioni visto che per tutto il giorno ha soffiato un vento fortissimo. Il mio inglese ancora una volta non mi aiuta, riesco ad afferrare poco di quello che dice ma due parole mi fanno drizzare le orecchie: "sandstorm" e "terrible"... capisco che c'è una pista aperta, ma il forte vento ha creato tempeste di sabbia... lui il giorno seguente non partirà. Ok, rinunciamo, andiamo al campeggio in riva al lago e passiamo la notte lì.

Non riusciamo a chiudere occhio a causa del vento fortissimo e incessante, ma al mattino il peggio sembra passato, il sole si fa spazio tra le nubi, il vento cala e decido di riprovare a raggiungere Askja nonostante la perplessità di Elisa. Questa volta prendiamo la f88 che siamo sicuri essere aperta, la percorriamo praticamente tutta, fino al rifugio del ranger... ormai sembra quasi fatta. Il tempo nel frattempo è peggiorato di nuovo, si è alzato il vento e comincia a nevicare. Superato il rifugio percorriamo un paio di km e c'è un'amara sorpresa ad attenderci: l'ultimo tratto della pista è completamente innevato, impossibile proseguire con il 110. L'unica soluzione è andare a piedi, ma sono quasi 30 km tra andata e ritorno e il tempo peggiora sempre di più... dobbiamo rinunciare definitivamente. 
Torniamo indietro un po' delusi per aver fallito di nuovo, mi mangio i 100 km di pista in due ore e riprendo l'asfalto, direzione Husavik.

 

Husavik è una cittadina del nord famosa per il whale whatching, siamo poco distanti dal circolo polare artico. Parcheggiamo in cima ad una scogliera, di fronte a noi la baia, le montagne innevate a picco sul mare e un tramonto che non dimenticheremo. Ci scaldiamo una zuppa di funghi, un tozzo di pane, un bicchiere di vino e l'amarezza per il fallimento del mattino svanisce in un attimo. E' il mio compleanno, Elisa si è portata da casa una candelina che aveva tenuto nascosta fino a quel momento, prende un biscotto, ce la mette sopra e con un soffio la spengo. Tanti auguri a me.

Gli ultimi due giorni sono condizionati dal tempo e dalla malinconia per il rientro a casa ormai imminente, completiamo il giro dell'isola facendo tappa nella penisola di Vatnsnes dove vediamo la famosa roccia a forma di rinoceronte e... tante foche.

Poi il giro della penisola di Snaefellness, ancora sotto la pioggia. Il viaggio è ormai finito, si ritorna a Reykjavik... immergersi di nuovo nel traffico cittadino dopo 10 giorni è avvilente ma la pacchia è finita, riportiamo il 110 alla base e via in aeroporto. Ciao Ciao Islanda ci vediamo presto, è stato bello conoscerti.

mappa e link utili

 Viaggiare in Islanda è molto semplice, non servono gps, non servono guide, basta una semplice cartina stradale, io ho preso una Marco Polo su amazon, in cui le piste sono tutte segnalate. A proposito di piste, se non volete avere sorprese e trovarle chiuse potete controllare su questo sito se sono agibili o meno http://www.vegagerdin.is/english/road-c ... d-weather/ , comunque diciamo che da luglio sono quasi tutte aperte. 
Ci sono tanti modi di viaggiare. Noi abbiamo scelto di affittare un 4x4 camperizzato da 
http://bookings.kukucampers.is/ perché volevamo avere la massima libertà. La spesa è molto alta, ma Ã¨ stata ammortizzata dormendo e mangiando sempre in macchina. In alternativa, sempre dallo stesso autonoleggio, o anche da http://www.happycampers.is/ trovate furgoncini camperizzati, che però non sono a trazione integrale e quindi non sono utilizzabili nelle highlands. In particolare happycampers ha dei mezzi molto recenti. Se poi volete raggiungere l'interno dell'isola potete prendere gli autobus 4x4. Questo per andare ad Askja, con partenza dal lago Myvatn http://www.myvatntours.is/en/home. Attenzione perché ad agosto parte tutti i giorni, a giugno, luglio e settembre invece a giorni alterni. Per il Landmannalaugar in autobus invece consultate Reykjavik Excursions https://www.re.is/iceland-on-your-own/. I prezzi degli autobus sono molto alti, quindi valutate bene anche in base al numero dei partecipanti cosa conviene fare, se prendere l'autobus o noleggiare direttamente un 4x4. Riguardo questo punto faccio una piccola considerazione: la soddisfazione di raggiungere un luogo con le proprie forze, attraversando fiumi o tempeste di sabbia non ha eguali, ed è la parte più eccitante del viaggio, quindi utilizzare l'autobus significherebbe perdersi qualcosa di molto bello. 
Oppure potreste decidere di affittare un 4x4 non camperizzato che vi costerà molto meno... ad esempio un Suzuki Jimny che dovrebbe essere il mezzo più economico, per 10 gg costa circa 900 euro. Avrete la libertà di percorrere tutte le piste, ma il problema sarà dormire, quindi, o vi portate una tenda, oppure andate nelle guesthouse o fattorie, ma è meglio prenotare in anticipo, soprattutto in agosto. 
http://www.farmholidays.is/about-us/about-us/informazioni-in-italiano

Per andare in Islanda con il vostro mezzo invece dovete avere minimo 18-20gg, ed utilizzare un traghetto che parte dalla Danimarca. Questo il sito per prenotare: http://www.Smyrilline.com . Il viaggio dura due giorni pieni, ed è inutile dire che è molto costoso, con obbligo di pagare subito il 25%.

In Islanda ci sono un'infinità di escursioni da fare, alcune abbordabili, altre molto meno. Provo a scriverne alcune.

Tra le più economiche ci sono: il giretto con il mezzo anfibio alla fantastica laguna ghiacciata di Jokulsarlon, a partire da 4000 corone, circa 25 euro, questo il link: http://icelagoon.is/ 

A pochi chilometri c'è il ghiacciaio più grande d'Europa, il Vatnajokull, che potete osservare bene raggiungendo Skaftafell. Se osservare non vi basta, da Skaftafell partono varie escursioni, prezzi a partire da 54 euro, (fino ai 2300 per l'elicottero) questo il link: http://www.glacierguides.is/day-tours ,oppure se salite a nord verso Husavik potete fare whale whatching (avvistamento balene), prezzi a partire da 56 euro, questo il link: http://www.gentlegiants.is/tours-and-bookings/ Se visitate il sito vedrete che propongono diversi pacchetti con diverse tariffe, dal giro per le balene a quello per i puffin, giri a cavallo al tramonto, pesca, c'è un po' di tutto.
Volendo dare qualche altra indicazione sui costi, noi per l'aereo abbiamo speso 300 euro a testa con Icelandair. Il gasolio in Islanda costa come da noi, i prezzi ai supermercati sono un po' più alti, ad alcune cose invece, come gli splendidi prodotti di maglieria locale nei negozi di souvenirs, è meglio non avvicinarsi. Anche l'acqua in bottiglia è costosissima.
Non dimenticate di portarvi un costume da bagno per immergervi nelle numerose sorgenti di acqua calda sparse nell'isola, ma anche indumenti pesanti e antivento. Il vento... il vento in Islanda può essere veramente violento... preparatevi!

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